Gli
Anni 90, tra rabbia e disillusione giovanile.
My Bloody Valentine - Loveless (1991) Shoegaze, Noise Pop
È con Loveless che si può capire cosa ha distinto i My Bloody Valentine da chi li ha preceduti. La parte melodica, che
fino a quel momento era estremamente importante, ora diventa uno spirito, una
sensazione, una presenza, lasciando alla strumentazione quasi tutto il centro
del palco. Musica orecchiabile senza essere Pop, rumorosa senza essere Noise,
lisergica senza essere Psych-Rock. Una nuvola viola, fucsia, rossa che ti
avvolge e ti culla mentre tutto intorno a te esplode. Puoi solo affondare e
dimenticare il mondo intorno a te. È questo il bello. Se non riesci a superare
quel muro di chitarre, se non riesci ad ascoltarlo dall’interno, ti sembrerà
solo tanto rumore. Da dentro, fidatevi, è uno spettacolo.
Neutral
Milk Hotel - In the Aeroplane Over the Sea (1998) Indie Folk
Il classico
da isola deserta per eccellenza e il miglior concept indie mai realizzato (i
diari di Anna Frank). Un manuale d’uso, le tavole sacre del perfetto Indie Folk
Rocker. Danza psichedelica tra strumentazione classica, bizzarrie
folkloristiche e voce che arranca sofferente, profonda, ebbra di Jeff Mangum.
Tutto a creare un armonioso “rumore” infinito. I Neutral Milk Hotel finiscono la loro storia cosi. Musica complessa
e semplice al tempo stesso e la voce e l’emotività di Mangum ad affiancarci nel
continuo lottare con la nostra anima delirante.
Red House Painters - Down Colorful Hill (1992) Slowcore
Lo Slowcore non è genere diffuso tra
la massa. Il grande pubblico non ha voglia di ascoltare musica triste già nel
nome. Piuttosto cerca ritmi spensierati, testi colmi di niente, note che
facciano allontanare dalla dura realtà. Il pubblico vuole ballare, cantare,
divertirsi. Lo Slowcore è l’esatto opposto. Ti prende l’anima in lacrime e te
la piazza davanti sprezzante, come uno specchio, fino a quando inizi a piangere
con lei. Se non avete paura di scrutare la parte più imbarazzante della vostra
anima, se avete il coraggio di parlare col vostro cuore, questo disco è
essenziale. E non preoccupatevi se al primo ascolto vi sembrerà troppo pesante.
Non è solo questione di musica. È un bisogno di non sentirsi soli. Da ascoltare
con gli occhi aperti, in giro sotto la pioggia, pensando che la disperazione è
a portata di tutti.
Slint - Spiderland (1991) Post Rock, Math Rock
Nati dalle ceneri degli Squirrel Bait, gli Slint riuscirono a creare quello che senza possibilità di smentita
sarà il capolavoro assoluto del Post Rock. La musica si dilata, diventa
malinconica e secca acquistando una struttura portante più solida e uniforme.
Tutto quello che è il Post Rock come lo conoscete prendeva forma. Cambi di
ritmo, passaggi leggeri e improvvise virate elettriche assordanti, voce alternata
tra parlato e urlato, testi sibillini. Ecco la risposta a chi si chiede la
differenza tra strumentale e Post Rock. Tutta l’inquietudine e i disturbi del
Post Hardcore riversati in qualcosa di totalmente destrutturato e deforme. La
loro musica racchiude tanto ma non è niente di quello che abbiamo mai
ascoltato. È il figlio illegittimo di una scopata tra Hardcore e Progressive.
Il figlio geniale e stronzo che li porterà a separarsi.
Nirvana
- Nevermind (1991) Grunge
Mentre scrivo queste righe, un ragazzo
mi racconta cosa sia il Rock per lui; cosa distingue la fredda tecnica del
compositore dall’esecuzione fatta di cuore, pancia e stomaco. Mi ricorda che
proprio in questo preciso istante, Kurt si è sparato un colpo alla testa. Nevermind è il secondo album della band
che ha aperto le strade del Grunge. Un disco che non brillava per originalità e
per estetica ma che univa le componenti di Pop e Punk che meglio sapevano far
sognare. Per capire di che parlo, pensate che ancora oggi, ragazzi che
all’epoca della morte di Kurt non erano neanche idee nella testa dei loro
genitori, oggi mi parlano di lui e mi rivelano che la sua musica è stato
l’inizio della loro vita.
Silvio
“Don” Pizzica
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