Doveva essere un vanto per tutta la comunità,
invece vi ha suscitato solo biasimo.
Nei proclami di chi volle costruirla, la
piscina comunale avrebbe donato prestigio a Pratola Peligna e dato la
possibilità alla gente di tutta la valle di poter nuotare. Alla fine però, si è
trasformata solo in un fardello per gli anni seguenti. In questo numero
ripercorreremo questa vicenda, durata più di vent’anni.
Eravamo alla fine degli anni ottanta quando, con
il sindaco Margiotta, venne approvato il progetto della struttura. Invece è con
la successiva amministrazione Rossi che il grosso dei lavori fu effettuato; divenne
anche il tema più usato per raggiungere la rielezione, nella successiva
campagna elettorale. Ma la rielezione non arrivò e, come ci ha confermato un
ex-assessore della giunta che vedeva a capo il subentrato Panfilo Petrella, fu
subito chiaro che nella piscina, praticamente ultimata, c’era qualcosa che non
andava(qualcosa è solo un eufemismo).
Come abbiamo visto noi stessi, la struttura
è stata costruita non solo non rispettando le leggi, ma anche la logica più
elementare: porte basse e dalle strane forme, travi portanti a rischio
incornata, docce non utilizzabili dai più alti e insufficienti per il pubblico cui
si ambiva, rampe per disabili cominciate in un punto a caso e diversi altri
tipi di barriere architettoniche. Tuttavia, la cosa che più impressiona è che
la costruzione sia stata realizzata sovradimensionata e la vasca vera e
propria, sottodimensionata. Il volume dello stabile ha dimensioni enormi, che
diverrebbero causa di eccessiva dispersione di calore (insieme alle enormi
vetrate in policarbonato) e di costi enormi per il riscaldamento, mentre la
piscina nel punto più alto raggiunge 1,80 m, limitando al solo nuoto la fruibilità
dell’impianto. Insomma, delle due cose, neanche una sola fatta bene!
Tutto ciò, è confermato da una relazione
tecnica, commissionata, nel 2001, dalla giunta Di Bacco. Infatti, continuando
con la storia, dopo che l’amministrazione Petrella, rendendosi conto che i
costi di adeguamento e di gestioni sarebbero stati proibitivi, aveva cercato di
affidare la gestione ad un imprenditore, senza però riuscirci, si arrivò a
quell’anno. Oltre alla relazione, lo stesso studio tecnico preparò un piano di
adeguamento che, partendo dall’analisi dei problemi dei locali della piscina,
ne proponeva la soluzione con interventi anche pesanti, tipo la riduzione del
volume della costruzione, con la realizzazione di un nuovo solaio più basso e il
recupero di alcuni spazi inutilizzati per destinarli ad altre attività
sportive. Questo per abbassare i costi di gestione e rendere la struttura più
appetibile per un privato. Nel frattempo però, era anche aumentata la
concorrenza, con altre piscine sia pubbliche che private, nate nei paesi
limitrofi. Nonostante ciò, come confermatoci da Emilio Di Bacco, ex assessore
nella giunta Di Bacco, erano stati trovati degli imprenditori laziali pronti ad
accendere un mutuo di circa 3 milioni di euro, per adeguare la struttura, completarla
e poi gestirla. Purtroppo, pretendevano di avere la possibilità di ritirarsi in
qualsiasi momento, lasciando i debiti verso le banche sulle spalle del comune
di Pratola. Questa furbata, provata dagli imprenditori, era evidentemente
svantaggiosa per il nostro paese e non se ne fece più nulla. Comunque, un’altra
opportunità arrivò in occasione della costruzione delle terme di Raiano. In
quel caso, una proposta bipartisan dello stesso Di Bacco e di Scalera, avanzava
l’idea di usare la vasca per i bagni termali, sfruttando il fatto che i due
edifici distano pochi km l’uno dall’altro.
Purtroppo si decise di costruire una piccola
piscina, direttamente a Raiano e anche in questo caso non si arrivò ad una
soluzione.
Così, siamo arrivati nel 2013, quando l’assessore
Fabrizi ha fatto inserire l’edificio, per un prezzo di circa 1.500.000 euro, nel
piano delle alienazioni immobiliari con il parere che non sia più strumentale
all’esercizio delle funzioni del comune. Ma l’impegno, sempre di Fabrizi e del
vicesindaco Cianfaglione, rimane quello di destinarlo all’utilizzo pubblico e
sportivo, anche se dato in proprietà ad un privato. Oggi lo stabile si presenta ancora, agli occhi di chi
percorre la via per Raiano, con la sua architettura quasi futurista ma, in
realtà, di moderno ha ben poco, essendo figlio di errori vecchi, troppo vecchi!
La piscina è ancora
lì e l’opera volontaria di un imprenditore pratolano sta cercando di
preservarla dal
degrado inevitabile. Basti pensare che ha raccolto oltre 16 quintali di guano di
piccione, ha cercato di chiudere le infiltrazioni maggiori che stavano marcendo
le
strutture portanti,
ha tagliato quintali di rami e radici che stavano sfondando porte e vetrate
e quotidianamente
lotta contro le incursioni di ladri e teppisti.
Fin qui la cronaca ma
Parle Serie vuole, con questo filone di articoli, essere anche propositivo.
Ci è apparso evidente che per
rimediare ai danni strutturali maturati negli anni, agli orrori
di progettazione e ai saccheggi che
l’opera ha subito negli anni (quintali di materiale
elettrico, rubinetti, due pompe
per portare l’acqua dalla vasca di accumulo alla piscina, due
motori degli impianti
della centrale termica, solo per citare alcuni furti subiti), l’investimento
da fare sarebbe
importante, dovendo considerare anche il prezzo fissato per l’acquisto; senza
essere
poi sicuri che l’attività
si riveli remunerativa, vista la concorrenza già citata e il numero
limitato di attività
che vi si potrebbero svolgere.
Certo, sarebbe bello
regalare alla popolazione la tanto agognata piscina; sarebbe giusto
dare un senso
ai 5 miliardi di vecchie lire di soldi pubblici spesi negli anni.
Eppure, secondo noi, sarebbe
meglio abbandonare l’ostinazione nel voler raggiungere ad
ogni costo l’obiettivo
originale e accontentarsi di vendere tutto al miglior offerente,
lasciandogli fare
quello che ritiene più opportuno. Questo soprattutto, per rimpinguare le
casse comunali, ma
anche solo per una semplice questione di decoro urbano.
Piergiuseppe
Liberatore
1 commento :
magari con i soldi della vendita dell'immobile riescono a finire il palazzetto dello sport, che altrimenti farà la stessa fine della piscina......
Posta un commento