Quante promesse ci ha fatto la politica?
In quante campagne elettorali ho ascoltato candidati, poi eletti, che
prendevano impegni concreti ma di
concreto abbiamo avuto solo le chiacchiere! Sta di fatto che sul deposito
militare di Monte San Cosimo non si caccia un ragno dal buco. Eppure bisogna
sapere che:
Alcuni anni fa mi capitò sottomano una lettera inviata da un prete di Pratola allo scrittore Ignazio Silone :"...un solo caso mi brucia ancora: ai contadini di Pratola gli hanno rubato il terreno al tratturo per farci il polverificio e dopo 30 anni non gli hanno ancora pagato i quattro soldi del terreno, e se glieli pagheranno gli daranno 50.000 lire che prima ci ricompravano un altro terreno e adesso ci comprano soltanto un vestito e un pacchetto di sigarette ! -maggio 1969-".
Alcuni anni fa mi capitò sottomano una lettera inviata da un prete di Pratola allo scrittore Ignazio Silone :"...un solo caso mi brucia ancora: ai contadini di Pratola gli hanno rubato il terreno al tratturo per farci il polverificio e dopo 30 anni non gli hanno ancora pagato i quattro soldi del terreno, e se glieli pagheranno gli daranno 50.000 lire che prima ci ricompravano un altro terreno e adesso ci comprano soltanto un vestito e un pacchetto di sigarette ! -maggio 1969-".
Questa nuova storia ha un inizio
semplice e chiaro. Verso la fine degli anni '30, per interessamento di illustri
membri del Fascismo, viene individuata la zona adiacente al monte San Cosimo
per l'allocazione di uno stabilimento di materiali esplodenti. Il Dinamitificio
Nobel diventa uno dei più grandi insediamenti industriali del meridione
d'Italia (si contano circa 2000 occupati, di cui molte saranno donne). Più
precisamente, nasce proprio in funzione della guerra. Ed è proprio per la sua
importanza strategica nell’ambito della produzione bellica che viene bombardato
durante gli ultimi giorni di agosto del 1943, provocando morte e distruzione
fino allo snodo ferroviario di Sulmona. Dopo la guerra si chiede la
riconversione a industria chimica di pace, nel tentativo di salvaguardare
l'interesse occupazionale della popolazione; viene proclamato uno
sciopero generale nei comuni del comprensorio Peligno per protestare contro la
disoccupazione. Uno sciopero ben riuscito, tanto che una commissione formata da
deputati della zona, rappresentanti sindacali e sindaci si recò a Roma per
convincere gli uomini di governo. Tuttavia il ministero della Difesa e la Nobel
dichiararono il loro disinteresse alla riattivazione ed alla riconversione
dello stabilimento.
La stessa Società Nobel scriverà al ministero competente
che «non è possibile prevedere la riconversione per industria di pace, anche
per l’ingente onere finanziario che si richiederebbe». I militari lavorano per
collegare il deposito alla ferrovia, e per allestire una struttura adeguata
all'uso che se ne vuole fare.
Per sapere cosa c'è all'interno della struttura può essere utile riportare parte della testimonianza del senatore Michele Celidonio, il quale nel 1968 dichiarò che: "all’interno vi sono circa 10 chilometri di strade cilindrate, circa 30 chilometri di tubazioni per acqua potabile, circa 15 chilometri di fognature e 20 chilometri di elettrodotti per alta e bassa tensione”. Il perimetro esterno misura 133 ettari!
Da alcuni anni io ed un mio amico ingegnere stiamo tentando di far comprendere come l'area di monte San Cosimo si presti benissimo alla riconversione in centrale elettrica: per la precisione sfruttando la sua esposizione ai raggi solari e la sua capacità di portata d'acqua all'interno delle condutture sotterranee. Questa soluzione potrebbe essere una svolta per la Valle Peligna, infatti, la capacità di produrre energia solare dall'impianto potrebbe arrivare a coprire il fabbisogno di 50.000 abitazioni, senza contare l'interesse industriale che ne può derivare! Se questo si vuole tradurre in guadagni e in ritorni occupazionali: PARLIAMONE SERIAMENTE!
Per sapere cosa c'è all'interno della struttura può essere utile riportare parte della testimonianza del senatore Michele Celidonio, il quale nel 1968 dichiarò che: "all’interno vi sono circa 10 chilometri di strade cilindrate, circa 30 chilometri di tubazioni per acqua potabile, circa 15 chilometri di fognature e 20 chilometri di elettrodotti per alta e bassa tensione”. Il perimetro esterno misura 133 ettari!
Da alcuni anni io ed un mio amico ingegnere stiamo tentando di far comprendere come l'area di monte San Cosimo si presti benissimo alla riconversione in centrale elettrica: per la precisione sfruttando la sua esposizione ai raggi solari e la sua capacità di portata d'acqua all'interno delle condutture sotterranee. Questa soluzione potrebbe essere una svolta per la Valle Peligna, infatti, la capacità di produrre energia solare dall'impianto potrebbe arrivare a coprire il fabbisogno di 50.000 abitazioni, senza contare l'interesse industriale che ne può derivare! Se questo si vuole tradurre in guadagni e in ritorni occupazionali: PARLIAMONE SERIAMENTE!
Tommaso Liberatore
Nessun commento :
Posta un commento