Keti, 30 anni e due
patrie.
Quando mi è stato
proposto di parlare della mia storia di migrazione, ho subito accettato,
entusiasta di raccontare un bel viaggio, che ripercorre le tappe miliari della
mia vita.
Mi chiamo Keti ed ho 30
anni. Da 23 vivo in Italia. Sono arrivata qui quando di anni ne avevo 7,
insieme ai miei genitori e a mio fratello Andi, che di anni ne aveva 2.
Tutti si ricorderanno di
quelle navi o carrette del mare, del grande esodo di persone che cercavano in
tutti i modi di poter raggiungere le coste pugliesi, per inseguire il sogno
italiano, diventare milionari come negli show televisivi, assaporare il profumo
dell’Europa e della libertà.
La mia famiglia è stata
tra le poche fortunate ad avere una nave “personale”, insieme ad altri parenti
ed amici, con mio padre, ufficiale di marina, al comando.
Per me e mio fratello,
adattarsi è stato semplice, imparare la lingua ancora di più. I miei genitori
hanno sofferto maggiormente la distanza, a volte la solitudine, ma ogni sacrificio
era mirato a non far mancare nulla ai figli, a dargli la possibilità di
scegliere un futuro più solido, in un paese libero, dove contano le tue
capacità e non la tua opinione politica, dove decidi per te stesso e non c’è un’imposizione
che venga da uno Stato padrone.
Qui ho vissuto la
maggior parte della mia vita, i miei momenti più felici.
Spesso sento la mancanza però: della mia città natia, Valona, della brezza del
mare e delle maniche corte già da marzo.
Ora, svolgendo il
Dottorato di Ricerca, mi sono trovata ad andare per alcuni periodi in UK e in
Giappone. E’ stato allora che mi sono accorta di quanto amo insieme, entrambi
questi paesi, l’Italia e l’Albania, in maniera passionale e critica allo stesso
tempo.
In questo momento economico così difficile, spero di non
dover ripetere la storia di emigrazione dei miei genitori, di non tagliare
nuovamente le radici dal paese che mi ha accolta e dove mi sono formata. Mi
auguro che la Nave Italia ritrovi al più presto la giusta rotta per traghettare
i giovani verso il futuro che meritano, un futuro Certo.
Keti Zeca
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