La
politica è l’attività di specifiche persone volta a sviluppare ed amministrare
un determinato territorio, che può andare da uno stato nazionale fino ad un
piccolo comune di poche centinaia di abitanti; compito, quindi, che può
cambiare notevolmente in misure di grandezza, ma non certo nella sua sostanza:
migliorare le condizioni di vita della propria società. Le responsabilità di
determinati soggetti su altrettante determinate questioni è netta e specifica,
ancor di più lo diventa nei periodi di difficoltà; è storia ed è soprattutto
cosa buona e giusta che il popolo nei periodi difficili incalzi la classe
dirigente, per pretendere modifiche strutturali nei campi considerati
amministrati in malo modo o semplicemente per pretendere misure mirate a
migliorare il tenore di vita base.
Con l’esplosione dell’innovamento tecnologico
e la predominanza acquisita dai media nella cultura popolare, si è riusciti
spesso a portare l’occhio dell’opinione pubblica e quello politico su
problematiche fondamentali che anni fa non avrebbero avuto attenzione, né
soluzione; tuttavia, lo stesso ampliamento sproporzionato dei media ha portato
ad una degenerazione dell’informazione, la quale si è trasmessa come tessera
del domino sul suo principale oggetto di critica: la politica stessa. Già,
quest’ultima è diventata parte integrante dei media, andando ad occupare una
posizione di rilievo e divenendone schiava. Vediamo ogni giorno politici
nazionali parlare per mezzo di slogan riguardo cambiamenti e annunciare
rivoluzioni istituzionali senza affrontarne mai i contenuti con i cittadini;
politici o fantomatici tali che scrivono tutto su un blog o urlano in piazza
migliaia di nozioni e fatti parzialmente veri, forse mai verificati,
sicuramente ragionamenti politici mai giustificati o collegati in maniera
logica fra loro. Si è passati dalla notizia del fare politica alla politica del
far notizia. La situazione peggiore è la politica di livello locale, dove,
grazie al suddetto boom mediatico, l’autopromozione va alla grande ed è più
facile eliminare ed accanirsi contro le critiche. Tipico è, infatti, vedere
consiglieri comunali o provinciali
promuovere le azioni del proprio leader o sponsorizzare proprie azioni
politiche come per dire “io sto facendo
qualcosa”, quando quel qualcosa, alla verifica oggettiva dei fatti, rappresenta
solo il principio di un progetto lungi dall’essere completato. Grande cura,
poi, è riposta nell’eliminazione delle opposizioni non prettamente politiche o
legate ad essa: giornalisti ostacolati nell’esposizione delle domande dai
tipici “bravi” del candidato di turno o associazioni e giornali locali fermati
nelle loro iniziative da minacce di denuncia o querela. Questi esempi,
riscontrabili in quasi tutto il territorio nazionale, mettono a nudo una
degenerazione preoccupante della politica, mostrano il suo spostarsi perpetuo
da una problematica all’altra non in base all’importanza che essa ha per la
comunità, quanto allo “share” che ne deriverebbe nell’occuparsi di
quest’ultima; non si guarda più alla sostanza del problema, ma alla
legittimazione della personalità politica e dal suo mantenimento ne consegue il
mettere a tacere tutti coloro che dicono “No” a questo tipo di politica o fanno
satira su di essa. Anche la nostra adorata e compianta valle di lacrime pullula
di esempi. Pensando solo al recente ed eclatante caso del gruppo Facebook
“Somiglianze peligne”, pagina satirica che paragonava indistintamente cittadini
sulmonesi a vip, non capiamo se si sia
in presenza di uno dei tanti casi o si sia riuscito a sfiorare l’assurdo.
Dunque, anche da noi la politica sa mostrare i suoi flaccidi muscoli su
argomenti che di politica poi non trattano e chi vuol far cronaca, critica o
satira politica (quindi anche io e i miei colleghi che scriviamo per questo
mensile) deve prestare attenzione a non sfidare od offendere il baronetto o
reginetta locali. Tuttavia, spero che i politici accettino almeno un piccolo
parere dal popolo che non critica per offendere, ma per consigliare: uscite da
questi maledetti social network e tornate alla politica reale.
Gregory Marinucci
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