Streetambula. Perché hanno vinto i De Rapage!
1° De Rapage
↑ Competenti tecnicamente (ma non solo, vedi cura nell’artwork dei loro lavori e nell’esposizione) e magnifici in fase esecutiva. Dove non giungeva la competenza lo faceva la personalità. Saliti sul palco, sembrava entrata in
scena una band affermata e per cinque ragazzi che suonano a cinquanta chilometri dalle loro case, non è male. I migliori nei venti minuti.
scena una band affermata e per cinque ragazzi che suonano a cinquanta chilometri dalle loro case, non è male. I migliori nei venti minuti.
↓ Pecche in fase compositiva, con limitata eccentricità nella parte musicale. Voce con più di un difetto.
2° À L’Aube Fluorescente
↑ Squisita voce, eccezionali canzoni divinamente eseguite e scelte con cura tanto da non lasciar trapelare eccessive similitudini con le band più “grandi” del genere; un’equilibrata presenza sul palco, specie di Jacopo Santilli che ha incantato senza scadere in inutili forzature d’interazione col pubblico evidentemente dalla sua parte. Sono riusciti a propagare tutto il lavoro fatto proprio per il contest e la cosa è stata più che ammirata.
↓ Alberto Spicciolato alla batteria e Paride Sticca alla chitarra sono sembrati un po’ troppo inibiti e serrati sullo strumento nonostante egregi tecnicamente. La musica non è il massimo in termini d’innovazione. La scelta di porre le chitarre quasi in secondo piano rispetto al basso va affinata. O ne diventa una palesata prerogativa o rischia fraintendimenti, specie ai primi ascolti. Due chitarre possono in caso contrario suonare inutili quando invece potrebbero aiutare a dare corpo a un sound che, a tratti, sembrava un po’ emaciato.
3° Doriana Legge
↑ Una delle idee più temerarie e singolari. Profonda l’esecuzione da multi strumentista di Doriana e di Elisa Marrama che l’ha accompagnata con raffinatezza.
↓ Qualche limite mostrato in fase vocale e, giacché proprio la voce è messa in primo piano, la cosa ha influenzato tutta la sua proposta. Doriana è inoltre sembrata un po’ confusa, quasi intimorita e la musica disadorna, in alcuni punti, specie per la ridotta sezione ritmica.
4° The Suricates
↑ Come ho detto più volte, gli unici che mi abbiamo regalato fisicamente un brivido durante l’esibizione. La loro musica, per quanto non originale in senso assoluto, è comunque una novità per la nostra vallata ed è una scelta molto coraggiosa e scarsamente vendibile, specie in ambienti “piazzaroli”. Magnifica tecnica e interessante esecuzione, almeno di alcuni. Idee chiare, sia sul contest sia in fase di lungimirante progettualità futura. Egregia presenza scenica e capacità di coinvolgere il pubblico a livello quasi intimo.
↓ Troppi errori in fase esecutiva, specie del cantante Alessandro Cicchitti. Poca originalità ma questo è un limite di tanti e, proprio la voce, è sembrata a molti fuori luogo, dissonante e disarmonica rispetto alla parte strumentale, soprattutto nelle poche sezioni cantate, sia nella situazione live sia come parte del brano in sé. Ad alcuni non è piaciuta la “marchetta” del banchetto dei cd in vendita, che in un contest è sempre da evitare.
5° The Old School
↑ Perfetti tecnicamente (non a caso Giovanni D’Ambrosio ha vinto il premio Hard Grooves come miglior batterista) e in fase esecutiva una vera macchina da live.
↓ Pagano il fatto di non aver rischiato davvero niente suonando allo stesso modo che se lo avessero fatto in un loro live il giorno precedente. Quando si è in un concorso di buon livello, serve qualcosa in più per emergere. Inoltre sono indubbiamente tra le band che si sono esibite con la proposta meno innovativa.
6° Ghiaccio1
↑ Interessanti sotto l’aspetto tecnico anche se giovanissimi e pezzi tra i migliori in chiave melodica. Si mostrano i più attenti alle motivazioni di Streetambula, chiedendo consigli a tutti e dimostrandosi pronti a fare un più che possibile salto di qualità.
↓ Poco coinvolgenti e molto timidi sul palco. Pagano l’assenza del secondo chitarrista che da pochissimo li ha lasciati. Il batterista Alfonso Bentivoglio mostra una competenza notevole ma viaggia con il freno a mano e lo stesso cantante, Alberto Di Festa, quasi non si capisce cosa dica tanto è il timore. I brani inoltre spaziano, per loro stessa ammissione, da un genere all’altro ma cosi impediscono al gruppo di formarsi una propria identità e, a volte, li inchiodano a trappole compositive come la deriva Reggae di uno dei brani proposti.
7° Too Late To Wake
↑ Hanno una carica e un’energia che nessuno ha mostrato poter pareggiare sul palco di Streetambula. Buoni nella parte tecnica e quasi perfetti in quella esecutiva.
↓ Il cantante Patrizio De Luca insiste troppo col pubblico, finendo per far innervosire molti. La poca creatività diventa qui esasperante e i brani non mostrano avere neanche troppo appeal.
8° DEM
↑ Efficiente tecnica specie di Davide Zanini alle percussioni. Voce interessantissima.
↓ Scarsissima presenza scenica, musica che arranca nei cliché del Blues e della World Music e chitarra che poteva certamente dare più struttura e sostanza al trio.
Silvio Don Pizzica
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