Ragazzini di oggi, troppo “hi-tech” e poco “social(i)”
L'idea di scrivere un pezzo del genere mi è venuta quasi per caso, durante le vacanze pasquali appena trascorse. Vi racconto brevemente l'episodio.
Mi trovavo a casa di mia nonna, cercando di racimolare qualche pagina di studio lontano da Internet e videogames. Ogni tanto mi affacciavo alla finestra, come faccio sempre, per rivedere quello “spiazzo” dove sono cresciuto e ho trascorso le mie giornate adolescenziali, desolato ormai da quando io e quelli che di solito lo frequentavano siamo cresciuti. «I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone […] sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola,
se ci penso» scriveva Pier Paolo Pasolini, come se conoscesse il mio stato d'animo. Tornato sul libro e immerso nello studio (si fa per dire!), ad un certo punto, sento un rumore che mi fa sobbalzare dalla sedia, e mi riempie di gioia. Sì, è davvero lui, non può essere diversamente: un pallone sta rimbalzando lì fuori, proprio come una volta! Mi precipito alla finestra, e sorridendo vedo 3 bambini dare dei calci ad una palla. Il momento dura poco però, dopo alcuni minuti prendono il pallone e vanno via, forse già stufi. Da questa scena, appunto, nasce l'articolo. Non scopro certo l'acqua calda, ma è comunque bene rimarcare la gravità del problema: i ragazzini di oggi sono sempre più attaccati a Tv, computer, Playstation e chi più ne ha più ne metta, dimenticandosi purtroppo dei giochi di gruppo con i quali noi tutti siamo cresciuti, probabilmente “fuori moda” e non al passo con i tempi.
se ci penso» scriveva Pier Paolo Pasolini, come se conoscesse il mio stato d'animo. Tornato sul libro e immerso nello studio (si fa per dire!), ad un certo punto, sento un rumore che mi fa sobbalzare dalla sedia, e mi riempie di gioia. Sì, è davvero lui, non può essere diversamente: un pallone sta rimbalzando lì fuori, proprio come una volta! Mi precipito alla finestra, e sorridendo vedo 3 bambini dare dei calci ad una palla. Il momento dura poco però, dopo alcuni minuti prendono il pallone e vanno via, forse già stufi. Da questa scena, appunto, nasce l'articolo. Non scopro certo l'acqua calda, ma è comunque bene rimarcare la gravità del problema: i ragazzini di oggi sono sempre più attaccati a Tv, computer, Playstation e chi più ne ha più ne metta, dimenticandosi purtroppo dei giochi di gruppo con i quali noi tutti siamo cresciuti, probabilmente “fuori moda” e non al passo con i tempi.
Nello specifico, non si vedono più adolescenti in strada a giocare con una sfera tra i piedi (o qualcosa che vagamente la ricordi), impegnati come sono a raccontare la loro giornata sui social network. I motivi sono tanti e noti. Nella società odierna, se non hai Facebook già a 10 anni non sei “in”, se non hai l'ultima console non sei nessuno, se non hai un nuovissimo Tablet da 10” peggio ancora. Magari sarebbe successa la stessa cosa alla mia generazione se ci fossimo trovati in simili condizioni, ma sono scettico al riguardo. Perchè la nostra mentalità era diversa, nel senso che ci piaceva (visto che eravamo abituati così) stare insieme e giocare in strada, all'aria aperta. I telefoni erano quelli che erano, non esistevano mica gli smartphones, e “Facebook” poteva sembrare una strana parola inglese, troppo difficile da capire per un bambino di 10 anni. Perciò si usciva per i vicoli, e ci si inventava qualcosa per passare un paio d'ore.
Il passatempo preferito era il calcio ovviamente, ma avere una palla era un privilegio per pochi: bisognava accontentarsi di una pigna o qualcos'altro che fosse minimamente “calciabile”, mentre per le porte bastavano due pietre o due tombini, se andava di lusso due cassonetti, e si lavorava di fantasia. Il tempo scorreva velocemente fino a quando, arrivata la sera, si tornava a casa stanchi e sudici ma felici, nonostante i rimbrotti della mamma e le continue lamentele dei vicini. Ed era una scena che si ripeteva in ogni “rione”. Oggi invece lo scenario è completamente cambiato, basta farsi un giro per Pratola per rendersene conto: trovare ragazzi nelle vie e nelle piazze è praticamente impossibile, addirittura ci sono dei campi abbandonati come lo storico Campetto Rosso oppure l'Oratorio (a cui però sono legati problemi di altra natura).
Il mio intento non è quello di fare il moralizzatore di turno, non mi permetterei, ma semplicemente di spronare i giovani lettori e i loro genitori a cercare di eliminare il problema alla radice: la tecnologia c'è e va usata, che sia però un uso intelligente. Evadere dalle mura domestiche e dare quattro calci ad un pallone (prendiamo il calcio come esempio particolare) insieme agli amici è un'ottima palestra di vita, sia dal punto di vista fisico sia soprattutto sociale. Quindi vi invito a passare dall'ignavia all'azione, qualsiasi tipo di azione, poiché come diceva Leopardi nella canzone A un vincitore del pallone “Nostra vita a che val? Solo a spregiarla”.
Luigi Polce
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