<<Fra
imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare
niente, com'è difficile scegliere!>>(G. Bufalino). Salve ragazzi! Il
clima che si sta scaldando e non solo per l’avvicinarso dell’estate: tra
discussioni nei salotti televisivi, scandali e sgambetti vari si avvicinano le
elezioni! Come sempre tre film a tema.
<<Ciascuno
deve stare al suo posto : la polizia a reprimere, la magistratura a condannare
e la stampa a persuadere la gente a pensarla come vogliamo noi>> SBATTI IL
MOSTRO IN PRIMA PAGINA (1972)
Milano,
1972. Il film si apre con un comizio elettore, tenuto da un giovanissimo (anche
se non si direbbe) Ignazio La Russa, della “Maggioranza silenziosa”, un
movimento milanese anticomunista e con una serie di immagini dell’epoca
dell’accesa lotta di classe, mossa dai nuovi ideali sessantottini. La
pellicola, diretta da Marco Bellocchio, rappresenta un perfetto connubio tra
due generi particolarmente in voga negli anni ’70: il poliziesco e il politico.
Il fatto che muove la trama è l’omicidio-stupro di una giovane liceale, evento
che verrà strumentalizzato dal viscido caporedattore de “Il Giornale”, Bizanti, interpretato dal sempre impeccabile Gian Maria
Volonté, per manovrare l’opinione pubblica a favore della destra reazionaria e
costruire il perfetto omicida, un militante della sinistra extraparlamentare,
arrivando persino a pilotare le indagini di una polizia compiacente. Nonostante
il vero colpevole verrà scoperto da Bizanti, la sua sorte verrà vincolata all’esito
dell’elezioni: in fondo se la verità non favorisce il partito a cosa può
servire? Il film mette in luce la mistificazione della stampa, asservita al
potere politico: ciò che conta è costruire una storia che favorisca il potente
di turno e imbonisca le masse, a prescindere dalla sua veridicità e dal
rispetto dell’etica giornalistica. Una storia portata all’estremo, ma che offre
molti spunti di riflessione: la tenace lotta per gli ideali (oggi andati
perduti), la corruttibilità dell’animo umano di fronte al potere e la mancanza
di obiettività dei media che deve spingerci ad indagare a fondo con la nostra
testa e non credere a tutto ciò che viene detto “come se fosse il vangelo”.
Ilaria
<<Se
li tieni per le palle, il cuore e la mente seguiranno.>> TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE (1976)
“La
democrazia è la migliore forma di Governo possibile: se escludiamo tutte le
altre” diceva W. Churchill e, aggiungiamo noi, gli Stati Uniti sono, nel bene e
nel male, in un accezione neutrale del concetto di “democrazia”, la più grande
democrazia del mondo. È partendo da questi presupposti che si deve partire
quando ci si trova davanti ad un film politico come “Tutti gli uomini del
presidente” di A. J. Pakula con Robert Redford e Dustin Hoffman nei ruoli dei
reporter americani che indagarono sul caso Watergate. Ma oltre ad essere un
film sulla politica è un film manuale su come svolgere un inchiesta
giornalistica, soprattutto in un regime “democratico”. E nel vederlo, tutte le
contraddizioni e le difficoltà del mestiere, ci appaiono palesi e forti. Gola
profonda consiglia a Woodward e Bernsterin di partire dai livelli più bassi, in
modo tale che i vertici si sentano sicuri. Ma mano a mano che l'inchiesta si
avvicina ai cerchi concentrici del potere, la verità diventa sempre più
difficile e ostacolata, sia per la natura del potere stesso alla sua
autoconservazione, ma anche in generale, per la genuina riluttanza del “demos”
ad accettare la verità.
Romolo
<<C’è
solo una cosa che conta a questo mondo, Steven: essere leali. Se non lo sei non
sei nessuno! E resti solo! E in
politica… in questa cazzo di politica è l’unica moneta su cui puoi
contare.>> LE IDI DI MARZO (2011)
Altro
film che racconta di democrazia è “Le idi di marzo”, che narra le vicende e gli
intrighi di una campagna elettorale per le primarie democratiche americane. Il
giovane addetto stampa Meyers è all'inizio una persona piena di entusiasmo e di
sano spirito democratico, ma nel corso degli eventi verrà coinvolto e
risucchiato in un perverso vortice machiavellico che ne trasformerà il
carattere e le convinzioni. Sembra uno schema abbastanza banale ma il regista,
Clooney, lo rende cupo e asfissiante
sbattendoci in faccia la verità e cioè che essa non è quello che pensiamo, ma
molto peggio.
Romolo
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