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5 mag 2014

Racconti di migrazione

Con l'intervista a Giovanni, si chiude questa rubrica di “Racconti di migrazioni”. Ma più che di rubrica dovremmo parlare di “esperienza di vita”, ricordando quello che dicemmo all'inizio: chi migra, lo fa per i più diversi motivi. Dal migliorare la sua condizione economica, per trovare un lavoro più consono alle sue aspettative o ai suoi studi, fin anche alla semplice e banale voglia di conoscere il mondo, consapevoli che in caso di ritorno a casa, si sarà persone diverse, probabilmente migliori.
Ma la rubrica non vi abbandona. Se qualcuno di voi vuole raccontare la sua esperienza ci contatti (redazioneparleserie@gmail.com), riporteremo anche il vostro “racconto di migrazione”.

Dove vivi e perché hai scelto proprio la Germania?
L’idea di una specializzazione all’estero ha cominciato a farsi largo nella mia mente a partire dall’esperienza Erasmus, nella quale trascorsi 10 mesi in Francia, a Strasburgo. Avere a che fare con un concetto di insegnamento e di partecipazione universitaria così profondamente diverso da quello a cui fino ad allora ero abituato mi ha da subito affascinato. Quella che all’inizio era solo un’idea suggestiva ha cominciato pian piano ad assumere sempre maggiore concretezza. Ed eccomi qui, a Kassel, città universitaria a nord di Francoforte, dove vivo e lavoro come assistente di Chirurgia da più di un anno.


Come sono stati gli inizi?
Non certo semplici. Tra la lingua, fino ad allora territorio inesplorato, la burocrazia se vogliamo ancor più cavillosa della nostra e le differenze culturali così marcate, sono stati diversi i momenti in cui io e mia sorella Ida cercavamo di incoraggiarci a vicenda a proseguire in quella scelta che solo un anno fa ci sembrava così avventata.

Che tipo di differenze hai notato tra il servizio sanitario nazionale italiano e quello tedesco?
Il sistema sanitario tedesco lo si può collocare a metà tra quello italiano e quello americano. Un’assistenza sanitaria di base viene garantita a tutti, anche ai disoccupati, attraverso un sistema di assicurazioni sanitarie. Tutto questo ha risvolti positivi e negativi. Ci sono molte più cliniche in grado di offrire un servizio di eccellenza, sia a livello diagnostico che terapeutico, con tempi di attesa praticamente annullati. Il rovescio della medaglia è che però, a seconda del proprio reddito, ogni cittadino ha la possibilità di scegliere il proprio pacchetto assicurativo, con il rischio di creare pazienti di I e di II classe.

Cosa ti piace della Germania e cosa non ti piace?
Mi piace la fiducia che viene riposta nei giovani. Lo percepisco ogni giorno anche nel mio lavoro. Viene concesso molto spazio agli assistenti come me, si viene ascoltati e il tutto è organizzato per permettere la propria crescita professionale, che viene vista come un vantaggio per tutto il reparto. A volte tutto questo crea pressioni notevoli, fa diventare in altre parole adulti “troppo presto”. Ogni tanto mi manca la spensieratezza dei miei 28 anni.

Ritorneresti a lavorare in Italia?
Il mio sogno è quello di tornare, una volta terminata la specializzazione. Mi trovo bene qui, ma la prospettiva di passare tutta la mia vita in un paese che non sento mio mi spaventa. A volte mi manca svegliarmi la mattina e guardare le mie montagne.

Servio Tullio

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