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7 mag 2014

CHI MANGIA BENE VA SANO E VA LONTANO

Sempre più spesso in questi ultimi tempi sentiamo parlare dei potenziali effetti avversi, se non addirittura cancerogeni, di una dieta ad elevato contenuto di carne (soprattutto suina); altrettanto spesso la nostra attenzione viene catturata dai mass media, che svelano alcuni presunti benefici per la salute derivanti da una dieta vegetariana ( modelli dietetici a base vegetale che escludono rigorosamente dall’alimentazione la carne di qualsiasi animale); è storia recente anche lo sviluppo di un terzo tipo di dieta, detta vegana, che non prevede il consumo, per motivi etici o salutari, di qualsiasi alimento di origine animale. Risultati ancora parziali ed approssimativi, “diffusi”  invece come straordinari e definitivi, stanno determinando non poca confusione tra i consumatori di carne e non. 

Sono infatti in aumento i casi di “conversione” poco riflettuta, per scopi salutistici o meno, da una dieta carnivora al vegetarianismo. Ma siamo davvero convinti che la completa eliminazione di carne dalla dieta abbia benefici reali e concreti sul nostro organismo, tra cui un clamoroso effetto antitumorale? I risultati derivanti da diversi studi, a volte di dubbia provenienza (controllate sempre le fonti!), appaiono piuttosto contrastanti: da uno studio condotto qualche anno fa dalla Health Food Shoppers Study nel Regno Unito, è venuto fuori che se da un lato c’è effettivamente una maggiore incidenza di tumori gastrici e del colon e di patologie cardiovascolare nei soggetti che fanno uso abituale di carne (per intenderci, circa una volta al giorno ), dall’altro emerge una tendenza allo sviluppo di neoplasie in distretti specifici nei vegetariani, e ancora di più nei vegani. La presenza nelle carni rosse e processate (prosciutti, insaccati ed hamburger ) di additivi alimentari come nitriti e nitrati e di varie molecole come acidi carbossilici, esteri ed alcoli (alcuni dei quali certamente cancerogeni) sprigionatisi durante la cottura o derivanti dal metabolismo di farmaci utilizzati precedentemente sull’animale stesso, potrebbe in parte spiegare questa maggiore incidenza di patologie neoplastiche e cardiovascolari. E’ pur vero che soprattutto le carni rosse hanno un valore biologico e nutritivo non indifferente: infatti le proteine in esse contenute sono molto simili a quelle umane e quindi facilmente utilizzabili a scopo energetico dall’organismo per la produzione di enzimi, anticorpi ed ormoni. Le proteine di origine vegetale, dall’altro canto, sono invece molto differenti da quelle umane e più difficilmente convertibili ed utilizzabili: ne consegue un’alta probabilità di incorrere in carenze specifiche (ferro, vitamina B12,B6, vitamine liposolubili A, D, E, K ) nel corso di una dieta vegana protratta e in rari casi vegetariana, se non si provvede ad una integrazione mirata con amminoacidi essenziali. Non bisogna quindi, in preda alla paura, cadere nella trappola CARNE= malattia e ELIMINAZIONE TOTALE DI CARNE =salute. Come nella maggior parte delle questioni mediche, in medio stat virtus (è su questo principio che infatti si basa il concetto di OMEOSTASI). Sulla base di studi più recenti è stato infatti consigliato di ridurre il consumo di carne ( non più di due o tre volte a settimana) ma non eliminarlo del tutto! Ovviamente tutt’altro discorso va fatto per soggetti in fase di accrescimento. Se a questa abitudine viene poi associata una dieta bilanciata e variegata, con molta frutta, verdure e legumi ( in questo noi Italiani DOVREMMO essere già favoriti dalla buona e sana dieta mediterranea) il tutto è ancora migliore e permette la realizzazione di quell’alimentazione corretta, intesa come efficace mezzo di prevenzione delle malattie.

STEFANO PALERMI

DOMENICO VALENTINI

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