Matricola
Una settimana fa è
cominciata una nuova fase della mia vita riassumibile in un termine molto
semplice “matricola”. Parlando in termini sociologici potrei dire di aver
acquisito una nuova identità, un nuovo ruolo sociale legato non solo all’ambito
universitario ma anche a quello relazionale.
Infatti è come ricominciare tutto
dall’inizio come se si fosse al primo giorno di liceo, solo che all’ingresso
non trovi il tuo compagno di banco, ma un branco di 500 persone più stordite ed
impaurite di te che ti ignorano completamente o in casi più fortunati
timidamente vengono a presentarsi .Entri per la prima volta in aula ed hai di
nuovo l’opportunità di scegliere se essere la secchiona di turno e posizionarti
alla poltroncina in prima fila, praticamente dentro lo schermo della lavagna,
oppure in fondo all’aula dove la voce del professore arriva distorta dai
commenti di 500 alunni. Finita la lezione ti avventuri
verso la mensa, che guardi con timore ricordando “le minestrine” delle
elementari e delle medie, ma che poi scopri non essere tanto male. Andata via
la paura e lo sconforto dei primi giorni cominci a sentirti a tuo agio a
riconoscere il tuo posto in aula o in mensa, a sentirti “integrato” per così
dire. Rispetto al liceo si ha sicuramente l’impressione di sentirsi più grandi,
liberi di palesare le proprie scelte e opinioni senza il timore di essere
rimproverati o di prendere una nota sul registro, ti senti libero di seguire se
ti interessa oppure di fregartene uscendo dall’aula o giocando al telefono
mentre il professore parla. Eppure è proprio questa libertà che in realtà
racchiude il senso dell’ esperienza universitaria, perché essendo libero di
scegliere se impegnarti o lasciarti tentare dalle distrazioni o dalla
tentazione di restare al letto la mattina, capisci di avere una responsabilità
addosso, quella del tuo futuro. Non soltanto per l’imminenza degli esami ma
soprattutto perché tutte le tue speranze, i tuoi sogni, i tuoi progetti saranno
il frutto del tuo impegno. Così decidi di alzarti la mattina anche se stai
morendo di sonno e fuori le coperte ci sono dieci gradi centigradi, di vestirti
di fretta mentre cerchi di bere un caffè e di buttarti nel traffico per correre
dietro al primo tram, di arrivare all’università in condizioni pessime e
lasciare ai ragazzi più grandi lo sfizio di etichettarti come “matricola”,
buttarti sulla prima poltrona libera e prendere appunti cercando di stare
dietro ad un narcisistico e logorroico professore in giacca e cravatta. Ovviamente
la vita universitaria non è fatta solo di corse e ansie, ma anche di esperienze
“ laterali” a mio avviso forse anche più formative. Conoscere persone nuove per
esempio che arrivano da tutta l’Italia, che hanno un passato, un accento, una
storia diversa dalla tua, con le quali giorno dopo giorno scambi confidenze,
esperienze e sentimenti e con le quali costruisci una vera e propria famiglia,
un’isola di sicurezza in mezzo al caos quotidiano. Vivere l’estenuante attesa
del venerdì sera, consapevole già che il sabato dopo quando alle 14 sarai
ancora collassato nel letto ti pentirai per non esser rimasto a casa. Stare a
casa ed imparare a badare a te stesso, a cucinare, a pulire, fare la lavatrice.
Tutte esperienze che comportano un profondo cambiamento del tuo modo di essere,
di comportarti, di organizzarti e anche di giudicarti. Si diventa più
consapevoli e si cerca di motivarsi, di darsi un’opportunità, di non sentirsi
in colpa per aver lasciato famiglia e amici a 800 km di distanza, ma piuttosto fieri
di sacrificarsi per avere una chance, una speranza in più di concludere
qualcosa nella vita. Nello scorso articolo vi avevo parlato della “corsa” dei
milanesi, ora a conclusione di questa prima settimana posso affermare di aver
trovato anche io il mio motivo per correre, questo motivo è proprio la speranza
che tutto ciò mi serva ad avverare i miei sogni, a gratificare me stessa ed
essere una gratificazione per la mia famiglia.
A conclusione di questa
sorta di diario di impressioni e pensieri mi sembrava doveroso informarvi
quanto meno su cosa sto facendo qui su a Milano. Frequento infatti il corso di
Relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa nell’università Iulm, università
di comunicazione e pubblicità. Vi allego anche una foto così magari se mai vi
capiterà di passare per qui su saprete dove trovare una vostra compaesana.
Claudia Di Meo
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